Writing. Poesia: la porta degli occhi.

 


The sources of poetry are endless.
(Georgia Heard)


Dove cercare la poesia?

L'autrice di Awakening the Heart  (consigliatissimo testo, scoperto grazie alle colleghe esperte del gruppo  fb degli IWT) suggerisce di cominciare con l'esplorare cinque varchi, cinque porte da attraversare per incontrare la poesia di cui siamo capaci (in questo post  un'infografica che ho realizzato per schematizzare i miei appunti al riguardo). 

Se in prima, con fatica, abbiamo cercato di dar forma poetica alle suggestioni ricevute spalancando la porta del cuore, questa volta abbiamo provato ad aprire quella degli occhi e ci siamo messi ad osservare, alla ricerca del poetico che è ovunque intorno a noi.

L'immersione è cominciata con "La cura che passa dagli occhi" di Silvia Vecchini e con il consolidarsi di quella che è  diventata una routine: "chiudi gli occhi, ascolta la lettura e visualizza le immagini nella tua mente". 

Dopo aver discusso insieme riguardo a ciò che gli occhi della mente di ciascuno avevano visto, ci siamo fermati sul verso finale del componimento per condividerne insieme il significato.

Ogni testo proposto, proiettato alla LIM, è stato ricopiato dai ragazzi sul proprio taccuino.

Nel corso dell'immersione più volte siamo ricorsi alla strategia della visualizzazione e spesso i ragazzi hanno disegnato.  Metafore, similitudini, dettagli visivi, del resto, non potevano che essere fortemente presenti in testi mentor selezionati proprio con l'intento di concentrare l'attenzione su ciò che è possibile "osservare". 

Accanto ad alcune poesie dell'amata Silvia Vecchini (La cura che passa dagli occhi, La scarpa in cui non entra più il piede, La tazza di latte è un benvenuto), ho letto qualche mentor prodotto dai "secondini" dello scorso anno e "Il frigorifero" di M. J. Ferrada ( da Il segreto delle cose - Topipittori), che ha riscosso un enorme successo. Su ciascun componimento ci siamo fermati, come dicevo, e confrontati, deducendo, alla fine, gli elementi che non sarebbero potuti mancare nei nostri componimenti.

Le 6 stanze della  poesiaQuindi è cominciata la fase di prescrittura e anche io, come i ragazzi, ho fatto i miei compiti a casa. Ho "osservato cose quotidiane" e ho fatto una lista di possibili "soggetti" per il mio testo poetico. L'occhio ( e il cuore) sono  caduti sullo sbrindellato divano di casa, che presto ci abbandonerà. Ho fatto modeling mostrando il mio  quaderno in cui avevo lavorato secondo la strategia "ordinario vs poetico" (Awakening the Heart - Exploring Poetry in Elementary and Middle School . Geargia Heard - pag.75) e ho invitato tutti a fare come me.

Quindi abbiamo ripreso le strategie già sperimentate lo scorso anno, come "La stesura delle bozze" e ci siamo messi al lavoro. Ho anche invitato più volte i ragazzi a tenere d'occhio la check list, ma nonostante ciò molti testi sembravano proprio non partire. 

Allora mi è tornata in mente una strategia da usare in fase di prescrittura che non avevo mai sperimentato, ma che le colleghe esperte Agnese Pianigiani e Linda Cavadini avevano consigliato durante il corso Erickson dello scorso anno: Le sei stanze della poesia. Così ho consultato nuovamente il prezioso volume della Heard, Awakening the Hearth (pagg 67 - 74) e l'ho sperimentata io per prima. Con Book Creator ho realizzato la minilesson che avrei proposto ai ragazzi e che condivido anche qui.

  

Questa, in verità,  non è stata una minilezione, ma una maxilezione. Abbiamo lavorato con molta calma su ogni stanza, solo dopo qualche momento di condivisione, infatti, siamo passati alla stanza successiva. 


 Ha funzionato.


Nuove idee sono emerse e siamo ripartiti tutti.

Altra strategia fondamentale è stata Spezzare versi e strofe", che riprendeva in parte quella sul "verso libero" già sperimentata l'anno precedente. 



Prima di consegnare il pezzo, i ragazzi hanno prodotto il process paper e compilato una scheda di autovalutazione che li aiutasse a ricontrollare il proprio lavoro.

Pubblico due pezzi, che, con altri, abbiamo celebrato. Lo abbiamo fatto chiudendo gli occhi e lasciandoci guidare dalle immagini, come per i componimenti a cui ci siamo ispirati.





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