Neve, cavalli e biciclette.







Ecco qui tre brani estratti dai primi racconti autobiografici realizzati dai ragazzi. Questo il link al primo articolo sull'autobiografico.


[...] 
Mentre montavo in sella osservavo, con un'espressione di vendetta mista a soddisfazione, mia mamma che diventava sempre più piccola, mentre io mi alzavo a dismisura.
Mi accorsi subito che andare a cavallo non era affatto semplice. All'inizio andare al passo era abbastanza difficile, sembrava di dondolare a cavalcioni su un'altalena particolarmente alta, ma pian piano mi abituai.
Mentre Eclipse camminava, il mio sguardo si soffermò al centro del campo su delle barriere di legno colorate, sorrette da dei pali di ferro. Ovviamente chiesi subito all'istruttrice cosa fossero.
Quando finì di spiegare, ebbi la soddisfacente sensazione di aver imparato qualcosa, ma soprattutto l'emozione di chi, per la prima volta, incontra il suo sogno!
Iniziai a sognare ad occhi aperti, con lo sguardo assente, come le principesse Disney quando incontrano il loro cavaliere. 
All'improvviso l'istruttrice parlò e la nuvoletta di sogni che frullava nella mia testa sparì, facendomi tornare con i piedi sulle staffe. Mi chiese: "Ti va di trottare?". Io senza nemmeno pensarci dissi dubito di sì con un sorriso che mi arrivava fino alle orecchie.
Non avevo la più pallida idea di cosa significasse trottare.
In risposta l'istruttrice mi disse: "Perfetto. Allora reggiti forte con le gambe e cerca di assecondare i movimenti di Eclipse". 
Risposi con un altro sorriso, ancora più ampio del primo.
Allora la ragazza fece un particolare suono con la bocca e il cavallo iniziò ad andare più veloce, muovendosi in modo strano, seguito dall'istruttrice che correva. 
Fu difficile all'inizio. Molto difficile. Era la stessa sensazione di quando saltavo la corda. 
Tutto intorno a me si alzava e si abbassava ritmicamente.
Quando finalmente capii come muovermi fu tutto più semplice. [...] 
                                                                                                              B.




[...] Non c'erano alberi sulla traiettoria dello slittino, ed io finii nella neve fresca. Mi fermai a guardare in alto. Nonostante il freddo, il sole splendeva nel cielo privo di nuvole. I rami degli alberi erano bianchi come la carta, mandavano un nevischio nell'aria e la neve era candida come... come la neve, ecco!
Nonostante la folla lì vicino, non sentivo rumori.
Ora, voi lettori potreste pensare che lì, sdraiato sulla neve più candida che avessi mai visto, non mi sarebbe potuto capitare niente, e che soprattutto se qualcuno mi avesse visto non avrebbe pensato che mi fossi fatto male.
E anche io lo pensavo! Non c'erano animali che mi potessero sbranare o persone che potessero venirmi addosso con lo slittino, ed ero anche distante dagli alberi contro cui sarei potuto andare a sbattere. Ma un urlo mi fece capire che, nonostante non mi fossi fatto niente, da lontano l'impressione che davo era un'altra.[...] 
                                                     F.




Sapevate che i freni rotti non sono sicuri? Sì? Bene.
Credo che il me seienne non lo sapesse. O meglio: non ci pensava affatto. 
Era una calda mattina di luglio, mi ritrovai a fare un giro in bici nel mio paese insieme a mio padre, inconsapevole di ciò che sarebbe successo circa un'ora dopo. Ero eccitatissimo perché era il primo giorno in bici senza rotelle. Mi sentivo grande, forte e in grado di eccellere in tutto e superare tutti quanti.
"Andiamo!" disse un piccolo me con una voce quasi da ragazzina. 
Partimmo da casa mia e nel percorso trovai una mia cara amica.
"Ciao, Jessy" dissi.
"Ciao! Dove vai vestito da tuo padre in miniatura?" chiese lei.
"Andiamo in bici!" risposi io allegro come un ragazzo che aveva appena preso il diploma. "Volete unirvi a noi?".
"Volentieri" dissero loro in coro.
Arrivammo nella piazza della parte nuova, ma quel sabato diciamo che non finì nel migliore dei modi.[...]  
M.


Commenti