Mille briciole di luce: sognare il proprio sogno.

 


Mille briciole di luce

di Silvia Vecchini

Il Castoro

pagine 172

dagli 11 anni


Profondo, delicato, coinvolgente, "Mille briciole di luce" sa essere, ad un certo punto, anche un pugno nello stomaco. 

Danni ha perso la mamma, ma intorno a lui c'è un'armatura ( immagine che torna più volte) di persone che se ne prendono cura, lo amano e vorrebbero fargli da scudo tenendo il dolore lontano da lui. Ed è  felice Danni, sorride al mondo, vive con gioia la scuola, gli amici, gli adulti di riferimento e soprattutto la passione per la ginnastica ritmica. Si allena, Danni, insieme ad Ambra ed è bravo, ma non può esprimere a pieno se stesso esibendosi in pubblico: non è possibile per i ragazzi iscriversi ad un corso o partecipare agli allenamenti. Un giorno la brutalità e l'ignoranza incontrano la sua strada, forzano porte a cui non bisogna nemmeno bussare e spengono sorrisi. Ma si può permettere a ciò che è gretto e brutto di avere la meglio sulla nostra luce o su quella di chi amiamo?

La storia di Danni che Silvia Vecchini ci racconta apre a molteplici temi, dagli stereotipi di genere, al pregiudizio, al diritto ad essere se stessi, alla caparbietà, alla valorizzazione del talento, all'amicizia, alla famiglia e così via.

La forma è bella, come il contenuto. Il coro delle ginnaste rimanda al coro delle tragedie greche, il loro canto è ora la voce di chi guarda gli eventi dall'esterno, ora di chi consiglia e sprona il protagonista ad agire per il meglio. Ogni parte (atto) si apre con un'immagine di un attrezzo ginnico (la palla, il cerchio, il nastro e così via) ed un componimento che ad esso rimanda. Estremamente curato, poetico e intenso.

 

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