Un albo per il Giorno della Memoria: Il bambino del tram.



 Per il Giorno della Memoria leggerò in prima media l'albo "Il bambino del tram" di Isabella Labate, edito da Orecchio Acerbo.

Inizierò con un brain storming su quanto gli studenti già conoscono al riguardo. Immagino mi diranno di ciò che ricordano di quanto hanno appreso alle elementari o guardando qualche film.  Fornirò, successivamente, poche coordinate storiche. Dirò, dunque, loro di come anche in Italia siano state promulgate le leggi razziali e che quella che andiamo a leggere è una storia vera.

Quindi sfoglieremo l'albo e cominceremo ad osservare. Prima la copertina e la pagina iniziale in cui sono presenti uno di fianco all'altro i due copricapi, forse simbolo di questa storia, quello dei nazisti e quello dei tranvieri: il Male e il Bene. Mi aspetto qualche domanda e qualche impressione. Poi leggeremo l'intero albo e "osserveremo" . 

Alla fine della lettura proporrò un quick write di pochi minuti, per permettere a ciascuno di trasferire su carta le prime spontanee reazioni ad una storia così toccante. 

Allo scadere del tempo chi vorrà leggerà quanto scritto e apriremo la conversazione. Partirò dalle impressioni e chiederò cosa li abbia colpiti, quali domande siano nate dalla lettura e dall'osservazione. Ho molte aspettative,  in verità. Penso che un libro del genere non possa non aprire a quesiti importanti come : perché il male? Perché l'ingiustizia? Perché l'accettazione dell'ingiustizia?

Analizzeremo la copertina alla luce della storia letta e i risguardi di un nero profondo. Non è certo il primo albo che leggiamo in classe, dopo Fiori di città, I fantastici libri volanti e Biancaneve, ad esempio, sappiamo quanto i colori possano essere simbolici.

Il frontespizio con i due cappelli mi colpisce proprio tanto, mi pare rappresentare le due facce dell'umanità. L'uomo può sempre scegliere che copricapo indossare? Quanto la Storia può condizionare questa scelta? Domande impegnative come queste forse non nasceranno, o forse nasceranno, ma non troveranno una risposta immediata. Avranno comunque aperto un varco.

Sfoglieremo l'albo ancora, dunque, e accoglierò le impressioni che suscita ogni singola tavola, se qualcuno avrà qualcosa da dire o qualche domanda da porre alla nostra comunità ermeneutica proveremo a rispondere insieme.

La mamma di Emanuele, fermata dai nazisti all'alba del 16 ottobre 1943, viene fatta salire su un camion. Emanuele la vede dalla finestra e si precipita in strada. I nazisti caricano anche lui, ma sua madre, con un calcio, riesce a buttarlo giù dal camion, salvandogli in questo modo la vita.

 Mi fermerò sicuramente sulla tavola doppia, in cui sono raffigurati i camion nazisti pieni di cittadini inermi e circondati da altri cittadini, che guardano e non reagiscono. Qui potrei chiedere agli studenti di provare a saltare dentro la storia, scegliere un personaggio della foto e scrivere quali immagina potrebbero essere i suoi pensieri. 

Emanuele corre e sale su un tram fermo al capolinea. Qui si affida al tranviere dichiarando di essere ebreo e chiede aiuto. E' in buone mani: il tram lo accoglie, la città lo accoglie e lo nasconde, fingendo di non vederlo. 

"Si muore a nascondere un ebreo" e "Si muore a essere un ebreo" recita il testo. La paura è una presenza forte in questa storia. Eppure l'umanità, silenziosa e discreta prende il sopravvento. E il tranviere compie il simbolico gesto di spezzare il pane e condividerlo con Emanuele. Qui non potrò non chiedere una riflessione. Cosa stanno condividendo i due? Solo il pane? 

I tranvieri diventano i custodi di Emanuele, si passano la voce di turno in turno: su quel tram c'è un bambino, ma in realtà non c'è, l'invisibilità lo proteggerà dal male. Tutta la città sa che il bimbo c'è,  "lo sussurrano le pietre di Roma", tutta la città conosce l'orrore di quei giorni, in cui i bambini vengono portati via, sui camion ( "lo gridano le statue impotenti").

Per un bambino invisibile spunta poi una coperta ogni notte, altro simbolo di cura e di umanità.

Passano i giorni e le notti su quel tram di doni furtivi e taciti incontri di sguardi, fino all'epilogo. Roma ha salvato il bambino, ma tutto è cambiato. Il nostro eroe è vivo, ma il dolore lo accompagnerà per sempre.

Potrei chiedere ai ragazzi di scegliere la tavola che li colpisce maggiormente per combinazione di immagini e parole e farne scrivere sul taccuino. Potrei chiedere anche di approfondire cercando in rete notizie in merito al protagonista della storia letta insieme.

Uno dei "poteri" della lettura è sviluppare l'"empatia", la possibilità di vivere delle esperienze mettendoci nei panni di altri. Nel  Giorno della Memoria ciò che voglio lasciare ai ragazzi è un ricordo di quanto accaduto, che non resti solo nella mente, ma che un po' si aggrappi al cuore. Che non sia il ricordo di qualcosa che ho imparato, ma di qualcosa che un pochino pochino ho sperimentato e vissuto. Perché non si ripetano gli errori del passato credo sia questa la memoria da tener viva.







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