Letture estive. "Le Belve". Connessioni con altre letture. Di gatti e visioni.

Pexels -  Autore: Snapwire

 
Le Belve
di Manlio Castagna e Guido Sgardoli
PIEMME
pagine 247
dai 13 anni



Non avevo mai letto un romanzo horror, convinta che il genere proprio non mi interessasse. Qualche tempo fa mi ero imbattuta in un racconto horror, però: Il gatto nero di E. A Poe, che più che paura aveva suscitato in me sconcerto (per il comportamento del protagonista) e tensione (nella parte finale quando la polizia perlustra la casa, in particolare la cantina, in cerca di indizi relativi alla scomparsa della moglie).  Anche in questo racconto, il gatto, che tra l'altro ad un certo punto fuoriesce da un muro, è una presenza a dir poco inquietante. 

Ad ogni modo, ero davvero curiosa di entrare nelle pagine de Le Belve dopo aver seguito più di un'intervista agli autori. Mi era chiaro che la storia avesse come protagonisti alcuni ragazzi di una scolaresca in gita a Tresigallo, che si ritrovano a vivere un'esperienza spaventosa in compagnia di tre ladri che per l'occasione si trasformano in sequestratori. Sapevo anche che, non essendo amante del genere, non sarei riuscita a trovare connessioni con altri romanzi, soprattutto quelli di S. King, a cui i nostri autori credo abbiano guardato, avendo entrambi dichiarato di essere grandi estimatori di King, appunto.

C'è però una letteratura che amo da morire e che io definisco "onirica" ( si tratta di una definizione tutta mia, sia chiaro): si compone, a mio avviso, di quelle narrazioni in cui l'eccezionale, l'esoterico, il magico, il surreale si inseriscono in contesti realistici, e include opere come Cent'anni di solitudine di G. G. Márquez, Psicomagia o La danza della realtà di A. Jodorowsky,  oppure  Il maestro e Margherita di M. A. Bulgakov, romanzo, quest'ultimo, in cui, tra l'altro, sempre un gatto riveste un ruolo non poco importante. 

E così ciò che più mi ha affascinato ne Le Belve è stato il racconto delle "visioni", che tali non sono, e che inaspettatamente (e spaventosamente!) si materializzano davanti agli occhi dei ragazzi. Assistiamo quindi ad una scena in cui sono presenti in una sala, tra tante candele, tre donne, un bambino, una bara e un gatto, o ad una in cui un'orda di topi invade lo spazio occupato dai ragazzi.

Fra tutti i personaggi, le immagini e gli incontri "onirici" presenti nel libro, la "macabra danza" di Virginia intorno a Sam è decisamente quella che più mi ha inquietata, e che più mi è piaciuta. La presenza della ragazza, o dovrei dire dello spettro, viene avvertita al buio, solo attraverso l'udito e gli occhi della mente: [...] sentiva intorno a lui i piedi nudi di Virginia, che camminava in circolo, come un animale rinchiuso e nervoso [...] Sam immaginava le labbra violacee della ragazza contorcersi pronunciando le parole, mostrare quei moncherini che aveva al posto dei denti, scagliare schizzi di saliva nella concitazione del discorso.  

La componente "psichedelica" è dunque ciò che più mi ha catturata e conquistata in questo romanzo. Ora so che l'horror è un genere che posso decisamente prendere in considerazione!

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